Era il lontano 2014 e avevamo iniziato da poco la pratica forense; il lavoro era eccitante e ci recavamo ogni giorno in studio con entusiasmo senza che mancasse la voglia di partire e visitare nuove città, come del resto avevamo sempre fatto.
Un’amica ci chiede se ci andava di accompagnarla per un viaggio in Spagna, precisamente a Granada; ovviamente dopo poche ore avevamo già acquistato i biglietti e contavamo i giorni che ci separavano dalla partenza.
Che dire? Una vacanza davvero interessante, anche perché raggiungevamo degli amici in Erasmus.
La vacanza da fresca e spensierata si tramutò però in stressante e angosciosa.
Per quale motivo?
Perché giunti in aeroporto, al termine del viaggio, apprendevamo con sgomento e frustrazione, che il volo che ci avrebbe riportato a casa aveva subito un ritardo di 12 ore. Si, avete capito bene: ben 12 ore! Come vi sareste sentiti in questa situazione?
Eravamo stanchi e infastiditi ma la cosa che più ci lasciava senza parole era l’atteggiamento degli operatori della compagnia aerea, i quali non ci permettevano di allontanarci dall’aeroporto perché – a loro dire – l’aeromobile sarebbe potuto partire da un momento all’altro.
Quella sera tornammo a Palermo con la voglia di tutelare gli interessi dei nostri amici e anche i nostri stessi diritti per i disagi che ci aveva arrecato la compagnia aerea.
Abbiamo dunque approfondito la materia della tutela del passeggero alla luce del Regolamento 261/2004 e abbiamo richiesto tutti i danni subiti alla compagnia aerea.
Come è finita?
Come spesso capita, la compagnia aerea ha ritenuto di non rispondere alla richiesta inviata a mezzo PEC, sperando in una desistenza da parte nostra ma, una volta ricevuta la citazione a giudizio, ha pensato bene di contattarci per soddisfare ogni nostra richiesta.
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