Può sembrare un paradosso: hai vinto una causa, il giudice ti ha dato ragione, e poco dopo ti arriva una cartella esattoriale con la richiesta di pagamento dell’imposta di registro sulla sentenza.
Molti si chiedono: perché devo pagare io, se ho vinto?
Vediamolo insieme.
Cos’è l’imposta di registro sulla sentenza
Si tratta di un’imposta prevista dalla legge per tutte le sentenze civili e tributarie che definiscono un contenzioso.
L’Agenzia delle Entrate applica questa imposta per “registrare” ufficialmente la sentenza.
Il suo importo varia in base al valore economico della causa e può anche superare i mille euro.
Chi è obbligato a pagarla?
Secondo l’articolo 8 del Testo Unico sull’Imposta di Registro, l’imposta è dovuta da tutte le parti del processo, anche da chi ha vinto.
Questo vale fino a quando non viene individuata dal giudice una parte “obbligata in via esclusiva” al pagamento.
Quindi, se nella sentenza non è stato scritto esplicitamente che deve pagarla la parte soccombente (cioè quella che ha perso), l’Agenzia delle Entrate può inviare la cartella anche a chi ha vinto.
Si può contestare?
Sì, ma solo in alcuni casi.
Ad esempio, se nella sentenza è chiaramente indicato che l’imposta è a carico della parte perdente, puoi fare ricorso contro la cartella oppure chiedere il rimborso dopo aver pagato.
In alternativa, puoi chiedere il pagamento alla controparte sulla base della sentenza.
Ma attenzione: serve avviare una nuova fase esecutiva, a volte con l’assistenza di un legale.
Cosa fare se ricevi la cartella
Se ti è arrivata una cartella per l’imposta di registro dopo aver vinto una causa, non ignorarla. Anche se non sei tu a doverla pagare, è importante agire in fretta per:
- Verificare cosa dice esattamente la sentenza.
- Valutare se ci sono i presupposti per un ricorso o una richiesta di rimborso.
- Chiedere eventualmente il pagamento alla parte soccombente.