Quando una persona perde la vita a causa di un fatto illecito – come un incidente stradale, un errore medico o un infortunio sul lavoro – i familiari possono avere diritto a un risarcimento. Ma è importante distinguere tra due tipi di risarcimento: quello iure proprio e quello iure hereditatis.
Cosa si intende per risarcimento iure proprio
Il risarcimento iure proprio spetta ai congiunti della vittima (come coniuge, figli, genitori o fratelli) per il dolore, la sofferenza e il turbamento emotivo causati dalla perdita della persona cara.
Si tratta, quindi, di un danno morale ed esistenziale che colpisce direttamente i familiari, indipendentemente dai diritti del defunto. Questo risarcimento viene riconosciuto sulla base del rapporto affettivo, della convivenza e della qualità del legame.
Cosa si intende per iure hereditatis
Il risarcimento iure hereditatis, invece, riguarda i danni subiti dalla vittima prima della morte e che si trasmettono agli eredi.
Pensiamo, ad esempio, a una persona che, dopo un incidente, resta in vita per giorni o settimane prima del decesso: in questo caso, ha subito sofferenze fisiche e morali, un danno biologico e magari anche un danno patrimoniale (spese mediche, perdita del reddito).
Questi danni diventano parte dell’eredità e possono essere richiesti dagli eredi, anche se la persona è deceduta poco tempo dopo l’evento lesivo.
Perché è importante fare questa distinzione
Capire la differenza tra iure proprio e iure hereditatis è fondamentale per ottenere un indennizzo completo. In molti casi, infatti, si possono cumulare entrambe le voci di danno.
Ma per farlo è necessario dimostrare la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge, raccogliere la documentazione medica e legale adeguata e quantificare correttamente il pregiudizio subito.